La Sede della Sezione ANA di Vicenza
a cura di Alberto Pieropan
fotografie dell’archivio dello Studio Tecnico Architetto Luciano Cherobin
Le prime riunioni, tra quelli che sarebbero stati poi i soci fondatori, avvenivano alla Trattoria “Due Spade” in Via Cesare Battisti e poi nello studio dell’avv. Gianni Teso (che diverrà il primo Presidente della Sezione) o anche nel negozio di ottica di Giovanni Sandrini. Dopo la costituzione, nel 1937 si trova traccia di un vero e proprio recapito della Sezione presso lo studio del rag. Gianni Cavalloni, in Contrà Porti n° 10.
Dopo il conflitto, a dicembre 1951 la sede si trasferisce in Via San Marcello e nel 1954 in Contrà Zanella nel Palazzo Tretti.
Si inizia già a quel tempo ad avvertire l’esigenza di disporre di locali più idonei e di personale d’ufficio e finalmente, il 2 febbraio 1966, trova adeguata sistemazione in due locali al n° 13 di Contrà del Monte nel Palazzo del Monte di Pietà.
Questa collocazione durerà per circa venti anni e corrisponderà al periodo di maggior crescita numerica della forza associati.
Tutta la vita associativa assume nuove proporzioni (il giornale sezionale, la protezione civile, il gruppo sportivo, ecc.) ed in proporzione cresce il numero dei componenti il Consiglio Direttivo e quello dei Soci che frequentano la sede per il disbrigo delle pratiche; la necessità e l’urgenza di disporre di nuovi spazi si fa sempre più pressante ed inizia la ricerca di altri locali più ampi e razionali. Ricerca che risulta faticosa anche perché condizionata dalle ridotte risorse finanziarie della Sezione.
La Sezione nel frattempo cresce progressivamente in numero di iscritti e parallelamente in volume di attività; dopo Trento, Verona e Bergamo è la quarta Sezione a livello nazionale per numero di iscritti, anche se il confronto non rispecchia la realtà, stante il fatto che le prime tre sono Sezioni a valenza provinciale, mentre nella nostra Provincia le Sezioni ANA sono ben cinque. Occorre quindi trovare una collocazione “dignitosa” non solo per il numero di iscritti in continua crescita, ma anche per per l’importanza delle iniziative e dei programmi svolti e realizzati.
Si fa strada l’idea di chiedere la disponibilità di un fabbricato di proprietà comunale da ristrutturare utilizzando la forza lavoro volontario dei Soci e quindi dando al contempo un servizio alla comunità.
Viene presa in considerazione l’ipotesi di utilizzare l’antico torrione della cinta muraria cinquecentesca situato in Viale Bartolomeo d’Alviano, ma il primo sopralluogo produce un esito del tutto deludente stante la condizione paurosa del fabbricato e del terreno di pertinenza. L’idea viene accantonata e si perdono altri mesi nella ricerca infruttuosa di altre soluzioni fino a che non prevale l’opinione delle Zone di Vicenza Città e Berici Settentrionali di verificare la disponibilità di forze proprie tali da garantire l’eseguibilità dell’opera; visto l’esito positivo del sondaggio, viene formulata la richiesta al Comune di affidamento dei lavori.
Il 1 settembre 1986 prende avvio ufficialmente il cantiere del Torrione, per il quale vengono chiamati a raccolta gli Alpini di tutta la Sezione che rispondono all’appello in maniera a dir poco entusiastica. Passeranno tre anni prima di poter scrivere la parola fine, perché non si lavora tutti i giorni, i volontari hanno le loro occupazioni normali oltre alla famiglia, ma di sabato e domenica il cantiere è sempre in fermento.
Progettista e Direttore del lavori per conto del Comune di Vicenza è l’architetto Francesco Chiozzi, il quale si avvale della collaborazione dell’alpino architetto Luciano Cherobin, futuro Presidente della Sezione.
Questo il commento storico scritto a suo tempo per noi dalla prof.ssa Giovanna Peruffo Dalla Pozza:"Questa torre cilindrica... (continua)
Continua così questa affascinante storia, alla quale comincia ad essere partecipe anche la popolazione, informata di volta in volta attraverso la stampa locale, sul proseguimento dei lavori.
I più vicini della zona, ogni tanto mettono il naso dentro il recinto, hanno parole di plauso e di incoraggiamento. Qualche bottegaio fornisce, in continuazione cioè per tre anni, il pane e il caffè a sostentamento delle squadre impegnate.
A lavori ultimati, il posto è irriconoscibile. Un grande spiazzo, tenuto a verde, illuminato durante la notte, mette in risalto questo magnifico torrione cinquecentesco, vanto ed orgoglio della città.
Circa 12.000 ore di volontariato hanno consentito il ripristino di questo antico manufatto, nel quale è stato possibile ricavare quattro stanze sovrapposte nel torrione vero e proprio e due, pure sovrapposte, nella casetta adiacente; più un locale a vetri, verso mezzogiorno, capace di ospitare una trentina di persone per le riunioni.